Psicoterapia e Sostegno Psicologico

Siamo esseri umani e per questo a volte soffriamo. La sofferenza a cui andiamo incontro può essere causata da diversi fattori e la sfida più grande che possiamo cogliere quando ci troviamo di fronte a uno di essi è cercare di imparare qualcosa da questa esperienza in modo da evolvere e crescere nella consapevolezza, nell’accettazione e nella saggezza, cambiando i comportamenti che possiamo cambiare e lasciar andare ciò che non possiamo cambiare.

Non è facile navigare quando il mare è in tempesta e a volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci affianchi finchè non torna il sereno.

Io considero il percorso psicologico come una preziosa opportunità di crescita, sia del singolo che delle relazioni.

Al giorno d’oggi andare dallo psicologo non è più motivo di vergogna, anzi è sempre più spesso un passo importante e condiviso nel percorso di crescita.

Nascondere un disagio psicologico non porta niente di buono. Il rischio di peggioramento aumenta, nonostante i tanti modi che possiamo mettere in atto per distrarci.

Una chiacchierata con un esperto del settore può essere il biglietto vincente della lotteria oppure solo il primo mattoncino che serve per ricostruire qualcosa che si è rotto e che ha bisogno di tanta pazienza per ripararsi.

Approfondire le Pratiche di Consapevolezza: Una Scelta di Valore

La vita è un processo in continuo fluire e noi siamo parte di questo eterno divenire. Secondo la metafisica buddhista, in particolare nella tradizione Theravada a cui appartiene la meditazione Vipassana, o di chiara visione, non esiste una sola realtà ma quella in cui quotidianamente viviamo è solo una parte di quella che noi chiamiamo esistenza: la realtà chiamata convenzionale è quella che quotidianamente in modo grossolano viviamo, in cui proviamo piacere e dolore, in cui ci emozioniamo, ci spaventiamo, ci sorprendiamo, quella in cui amiamo, è la realtà dei concetti che ci servono per comunicare e iniziare il percorso verso la comprensione profonda. Poi ci sono le cosiddette realtà ultime che sottendono la realtà convenzionale. Attraverso le pratiche di consapevolezza, il porre l’attenzione in modo intenzionale e non giudicante, momento per momento, sull’attività della nostra mente (considerate non disgiunta dal corpo), ci consente di penetrare al di sotto della percezione data dalla memoria di esperienze passate, al di sotto degli schemi reattivi, al di sotto degli istinti, delle emozioni e al di là del pensiero, al di la dei concetti.

Possiamo superare la sofferenza quotidiana, accogliere lo scorrere della coscienza e osservarlo, possiamo abbandonare il nostro limitato senso del sé ed espanderlo fino a contenere l’intera umanità. Attraverso la conoscenza di insight che si sviluppa con l’approfondimento nella pratica meditativa possiamo fare spazio ad una conoscenza chiamata di visione profonda, ovvero che non nasce attraverso I concetti e le lenti deformanti della percezione discorsiva, ma che semplicemente avviene quando lo spazio della mente è pronto ad accoglierla. La conoscenza di insight è come un lampo che attraversa la coscienza, in cui tu sei sia all’interno che all’esterno, e porta un’informazione chiara, immediate, non elaborata, che poi verrà immediatamente aperta e resa discorsiva dal pensiero concettuale e narrativo. Questo tipo di conoscenza va poi integrata nella realtà convenzionale e permette di scegliere in modo consapevole, chiaro, le azioni da intraprendere giorno dopo giorno. Iniziare un percorso per superare la sofferenza attraverso le pratiche di consapevolezza può essere una necessità, ma approfondire la coltivazione della consapevolezza è una scelta, che comporta impegno, sforzo e un orientamento verso il vivere una vita di valore, per se stessi e per il mondo.

Il Mozzo della Mente

 – Considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Siegel e collaboratori, ogni volta che utilizzano il termine “cervello”, si riferiscono al cervello come parte integrata del corpo nel suo complesso. Poiché la mente può essere considerata un’entità sia incarnata che relazionale, questi autori sostengono che il cervello può essere considerato come “l’organo sociale del corpo”: le menti si mettono in relazione per mezzo dei circuito neurale, che è programmato per ricevere i segnali dagli altri.

Quando si esamina l’evoluzione della nostra specie, si scopre che negli ultimi 40.000 anni è cambiata in virtù di un’evoluzione di tipo culturale. La cultura può essere definita come il modo in cui si trasmettono i significati tra gli individui e tra le generazioni. Il modo con cui questo flusso di informazioni modifica i suoi pattern nel corso del tempo è ciò che deriva dall’evoluzione culturale. I mutamenti della nostra specie non sono dovuti solo a un’evoluzione geneticamente determinata del nostro cervello, ma anche all’evoluzione mentale del modo in cui ci trasmettiamo collettivamente informazioni nel corso delle generazioni. La mente è immersa e fortemente plasmata nel contesto relazionale.
Questa interconnessione tra cervello, mente e relazioni è un triangolo di realtà, in cui possiamo vederne l’influenza tridirezionale.

L’attenzione al momento presente, uno degli aspetti della Mindfulness, può essere plasmata direttamente dalla comunicazione con le altre persone e dall’attività del cervello. Una delle sfide maggiori della nostra capacità di prestare attenzione al momento presente sono proprio i pattern di attivazione cerebrale che attraverso la nostra mente e i nostri pregiudizi ci allontanano dall’essere nel momento presente.
Le menti, soprattutto quelle immerse nella frenesia di questa società, sono piene e reattive. Quando si inizia a mettere in pratica alcuni esercizi per sintonizzarsi con le proprie menti, fermandoci, arriviamo a scoprire le la mente non è mai vuota ma è piena di immagini, pensieri, sentimenti e percezioni, continuamente generati. La mente si potrebbe paragonare a un’ape che lavora per l’alveare. Quando ci si ferma, si permette alla mente di “stabilizzarsi”. Un’immagine visiva della consapevolezza Mindful può essere quella del mozzo della ruota della nostra mente che è aperto e sufficientemente ampio da permettere a qualsiasi elemento del cerchione di entrare nella nostra esperienza cosciente ma non di impadronirsene. Qualsiasi elemento del cerchione può essere esperito in modo diretto, osservato, concettualizzato e quindi conosciuto.
Lo stato mentale Mindfulness sembra che sia caratterizzato da un equilibrio dei quattro flussi di consapevolezza. Quando nella mente sorgono idee preconcette, si crea una tensione tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Il ruolo della Mindfulness è quello di discernere la natura della mente stessa portando una disidentificazione di pensieri ed emozioni, capendo che queste attività mentali non coincidono con il sé e che tanto meno sono permanenti, quindi l’individuo può permettere loro di sorgere e scoppiare come bolle in una pentola d’acqua bollente. Riprendendo la metafora della ruota della consapevolezza, il cerchione esterno rappresenta tutto ciò che può entrare nel focus dell’attenzione attraverso i cinque sensi, la propriocezione (o sesto senso) e la percezione del mondo mentale del sé e degli altri (o settimo senso). Ogni punto del cerchione corrisponde all’oggetto potenziale della consapevolezza e i raggi emanati dal mozzo centrale corrispondono alla nostra capacità di focalizzare l’attenzione su un singolo punto del cerchione. Il mozzo presente al centro della ruota simboleggia la spaziosità della mente, che può ingaggiare un raggio su un punto particolare del cerchione o essere aperta e ricettiva rispetto a qualsiasi cosa emerga. Siegel e collaboratori propongono anche un “ottavo senso” o senso relazionale, che rappresenta il settore di cerchione che riguarda la connessione con gli altri esseri viventi. Quando ci si sintonizza con un’altra persona si può diventare consapevoli di questo stato risonante che si crea quando l’uomo si mette in relazione. Questo particolare senso rappresenta il modo in cui siamo consapevoli di “sentirci sentiti” da un’altra persona e ci permette di sentire la nostra appartenenza a un tutto più grande.

Questa risonanza implica la consapevolezza della propria intenzionalità, e la sintonizzazione che ne deriva può essere al centro delle relazioni risonanti di tutti i tipi.
La capacità di spostare i raggi secondo la propria volontà, ovvero di concentrarsi intenzionalmente su un oggetto alla volta, si può costruire o “allenare” attraverso diverse pratiche, come la concentrazione sul respiro, sul camminare o sui movimenti del corpo come nel tai chi o nello yoga. Focalizzare la mente e ritornare all’oggetto quando l’attenzione si distrae è la pratica che permette di sviluppare la funzione “indirizza e sostieni” della concentrazione. È il rafforzamento della capacità del mozzo della mente di mandare un raggio a un bersaglio che si sceglie sul cerchione, che è una parte fondamentale dello stato mentale Mindfulness. Ci sono diversi modi in cui si spostano i raggi della ruota della consapevolezza. Uno stimolo può attirare su di sé l’attenzione, ad esempio quando squilla un cellulare all’improvviso, oppure, quando si fanno diverse cose contemporaneamente, numerosi raggi portano simultaneamente informazioni collocate su vari punti del cerchione. Questa viene chiamata “attenzione esogena”, perché l’indirizzamento dei raggi avviene per stimolazioni esterne. Nella consapevolezza Mindful, il mozzo della mente rappresenta la funzione esecutiva che permette di ritornare a quello che vogliamo fare, ad esempio mandando un altro raggio ad un punto di interesse. La capacità di avere un’attenzione focalizzata e intenzionale può essere considerata “endogena”, perché deriva dalla propria intenzionalità interna. Nel campo della psicopatologia, Siegel considera l’autoregolazione come un concetto cruciale nello studio del benessere e della malattia mentale. Le funzioni esecutive del mozzo della mente implicano un insieme di processi cognitivi ed emotivi che permettono una forma equilibrata di auto-regolazione. Questa forma particolare di essere consapevoli, che aspira a diventare uno stato dell’essere, attraverso pratiche quotidiane, riguarda la regolazione del flusso di informazioni, nei nostri corpi e nelle relazioni con gli altri. Il mozzo della mente permette di raggiungere una consapevolezza riflessiva, che può essere descritta attraverso queste tre qualità: recettiva, auto-osservativa e riflessiva.
La recettività può essere descritta come uno stato intenzionale di apertura a tutto ciò che si presenta alla mente. A differenza di quello che accade per l’attenzione esogena, caratterizzata dallo spostamento dell’attenzione su uno o più stimoli disturbanti, che deviano i raggi del cerchio della mente, in questo stato recettivo si tende verso l’essere consapevoli della pienezza della consapevolezza, attraverso l’accettazione di tutto ciò che si presenta alla mente, ovvero i nostri cinque sensi, il nostro senso corporeo, il nostro senso mentale e il nostro senso relazionale. Questo stato crea una flessibilità di auto-regolazione che può permette ad una persona di allontanarsi dai modi vecchi e abituali di adattarsi e di agire. Lo stato mentale Mindfulness favorisce il passaggio dalla reattività alla recettività.
La funzione auto-osservativa è un’esplorazione attiva dell’esperienza, in cui i contenuti della mente non sono collocati nella consapevolezza. Quando questo stato è integrato con la recettività, si sviluppano le caratteristiche di Curiosità, Apertura, Accettazione e Amore. Alcuni studi hanno messo in luce che l’auto-osservazione, o attenzione focalizzata sul sé, implica l’attivazione delle regioni prefrontali mediali della corteccia cerebrale.
La riflessività implica la capacità della mente di conoscere se stessa, di avere la consapevolezza di essere consapevole, una meta consapevolezza. Questa, accompagna l’esperienza di riflettere su di sé. Attraverso l’auto riflessione ogni aspetto del sé può essere osservato e registrato nella mente. Entrambi questi processi sono una parte fondamentale della capacità di percepire la mente propria e altrui.
Queste tre qualità sono parte integrante della consapevolezza Mindful e si raggiungono in modo intenzionale. La Mindfulness, infatti, è una forma di attenzione intenzionalmente focalizzata sul momento presente. Questo stato intenzionalmente riflessivo può alterare il flusso della consapevolezza, “setacciando” il cerchione della mente con intenzione e apertura, mettendo ordine a tutto ciò che si presenta nel campo della consapevolezza. L’osservazione, la riflessività e la recettività consentono di conoscere se stessi, diventare più consapevoli e sospendere il giudizio categorizzante verso se stessi e verso il mondo.

Mindfulness e Sintonizzazione nelle Relazioni Interpersonali e con Noi Stessi

 – considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Daniel Siegel e i suoi collaboratori hanno affiancato alla definizione di Mindfulness come consapevolezza del momento presente, una consapevolezza definita gentile e caratterizzata da alcune qualità, quali: curiosità, apertura, accettazione e amore. Gli studiosi affermano che uno degli effetti benefici della Mindfulness è l’accettazione della propria situazione in modo da alleviare il conflitto interno che si scatena quando le nostre aspettative sulla vita non corrispondono a come la vita è in realtà. Da questo modo di essere riflessivi, mindful, emerge un processo chiamato discernimento, in cui diventa possibile essere consapevoli del fatto che le attività della propria mente non sono la totalità di ciò che si è.
Per coltivare la consapevolezza mindful l’uomo deve diventare consapevole della consapevolezza e notare quando i pregiudizi relativi a ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere, impediscono di vivere a pieno il momento presente. In questi termini la mindfulness può essere intesa come una forma di sintonizzazione interpersonale e intrapersonale, ovvero un modo per imparare a stare in sintonia e in sincronia con le altre persone e con se stessi. Siegel ipotizza che anche la capacità di amare se stessi passi proprio attraverso la sintonizzazione interpersonale. È stato dimostrato che le relazioni interpersonali sintoniche promuovono la longevità emotiva e ci aiutano a raggiungere stati di benessere e di salute dal punto di vista medico. Siegel ipotizza che la consapevolezza Mindful sia una forma di relazione con sé stessi, una forma interna di sintonizzazione, che crea stati di salute simili. Se questo è vero, allora è possibile che a livello cerebrale i neuroni specchio e le altre aree comprese nei circuiti cerebrali di risonanza, utilizzate nella comunicazione interpersonale, siano quelle che ci permettono anche di risuonare con noi stessi.
La sintonizzazione viene definita da Siegel come il cuore di tutte le relazioni che implicano il prendersi cura di un’altra persona: quella tra insegnanti e studenti, terapeuti e pazienti e genitori e figli. Curiosità, apertura, accettazione e amore sono le caratteristiche che contraddistinguono la posizione mentale dei genitori che forniscono un attaccamento sicuro, in cui il bambino sente che il genitore percepisce ciò che prova e ne ricava un senso di stabilità nel momento presente.
Questi due tipi di sintonizzazione, interpersonale e intrapersonale, promuovono la capacità di costruire relazioni intime, la resilienza e il benessere.

Mindfulness

La parola Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che in lingua Pali che significa Attenzione Consapevole. Nel suo significato originario significa ricordare, riportare alla mente, la nostra esperienza (corporea e mentale) nel momento presente. E’ un modo per entrare in contatto con ciò che succede dentro e fuori di noi, per prenderci cura del corpo e della mente, sviluppando la capacità di stare nel qui e ora, in modo attento e stabile, senza farci trasportare continuamente dai ricordi del passato o dalle aspettative e dai programmi verso il futuro.

Jon Kabat-Zinn definisce la mindfulness come quel particolare stato mentale che ci permette di prestare attenzione al momento presente, in modo intenzionale e non giudicante, momento per momento.

La Mindfulness può essere definita come uno stato mentale non concettuale, non-discorsivo, non-linguistico, in cui la consapevolezza emerge attraverso il porre attenzione in modo non giudicante al momento presente. E’ uno stato mentale che può essere coltivato e stabilizzato attraverso particolari esercizi. Tutti noi abbiamo in potenzialità lo sviluppo di questo stato mentale e alcune volte si fortifica naturalmente, ma nella la maggior parte dei casi abbiamo la necessità di ritagliarci un tempo e uno spazio per poterlo allenare, oltre che di un istruttore che ci guida negli esercizi. I frutti di questo importante lavoro si vedono nella quotidianità!

Teasdale definisce la mindfulness come una modalità dell’ essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere così com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente. Da queste parole si denota che l’accettazione è una qualità che si sviluppa con la pratica e che è uno dei frutti fondamentali dell’impegno in questa disciplina.

Bishop definisce la mindfulness come autoregolazione dell’attenzione e orientamento verso l’esperienza con curiosità e atteggiamento mentale del fanciullo. Da questa definizione possiamo estrapolare un altro importante frutto di questa pratica, che è il poter ritrovare un rapporto più spontaneo e immediato con la vita che viviamo nel presente.

 

LE RADICI BUDDHISTE DELLA MINDFULNESS

La prima indicazione che la coltivazione di uno stato mentale di consapevolezza ci aiuta a contenere e sciogliere la sofferenza viene dalle scritture buddhiste. Il buddhismo è piuttosto diverso dalle altre tradizioni spirituali, in quanto appare molto più affine ad una sfera psicologica che religiosa.
Secondo la psicologia buddista le tre cause fondamentali  della sofferenza umana sono:
a) attaccamento. (da cui nascono le dipendenze)
b) avversione. (da cui nascono rabbia, criticismo, giudizio)
c) visione erronea o illusione: distorsione o ignoranza della realtà, distacco affettivo ed emotivo, negazione, intellettualizzazione, dissociazione.
La cessazione della sofferenza deriva dal conseguimento della Saggezza attraverso pratiche meditative ed etiche, attraverso le quali l’uomo si risveglia dall’ignoranza da cui discendono attaccamento, avversione e illusione, con il conseguente abbandono di queste modalità automatiche della mente di stare in relazione con gli oggetti sensoriali.
I punti fondamentali del sentiero buddhista verso la liberazione sono 3:
Sila, pratica di virtù o purezza morale che purifica la mente attraverso l’azione, la parola e il pensiero consapevoli
Samadhi, concentrazione meditativa, che calma e unifica la mente, stabilizzandola su un oggetto e potenziando la sua forza penetrativa
Pañña, saggezza che emerge dalla coltivazione di Sati, la consapevolezza che emerge prestando attenzione in modo intenzionale e non giudicante alle cose così come sono nel momento presente

L’esperienza mentale a cui facciamo oggi  riferimento quando parliamo di mindfulness, e in particolare nei protocolli mindfulness based, si riferisce alla consapevolezza delle cose così come sono, propria della meditazione Vipassana, di insight o di chiara visione, che si fonda su pratiche che  provengono dalla tradizione buddhista Theravada, diffusa in Asia meridionale, Birmania, Cambogia, Laos e Thailandia da 2500 anni.
Meditazione, dunque, come pratica di autoconoscenza. I suoi presupposti prevedono un’investigazione continua della realtà interiore ed esteriore per arrivare a eliminare la sofferenza.

Mindfulness e Riduzione dello Stress

Noi viviamo in un mondo in continuo cambiamento, in cui le informazioni viaggiano veloci e l’intelligenza artificiale sta pian piano minacciando la nostra possibilità di lavorare per guadagnarci da vivere.

Se non rispondiamo ad un messaggio o ad una email entro un paio d’ore veniamo giudicati come degli scansa fatiche.

Se prendiamo troppi giorni di ferie consecutivi mettiamo in difficoltà i nostri colleghi che dovranno fare il doppio turno perchè le attività non possono fermarsi.

Se chiediamo un congedo per maternità e poi per i successivi due anni nostro figlio si ammala in continuazione noi perdiamo le ferie, perdiamo la stima e spesso perdiamo persino il posto di lavoro.

Fermarsi è diventata una perdita di tempo.

In questo modo però quello che perdiamo è molto di più. Perdiamo il nostro equilibrio psicofisico, la nostra salute, la nostra presenza mentale. Perdiamo la possibilità di annoiarci, di desiderare, di riflettere su ciò che stiamo vivendo.

Questo scenario catastrofico non è altro che quello che viviamo quotidianamente senza rendercene conto, somatizzando i sintomi e cercando delle strategie per compensare lo squilibrio che si crea sempre di più nella nostra vita.

Per questo motivo lo stress e i suoi disturbi sono al centro dell’interesse clinico degli ultimi anni. Lo stile di vita cosi come l’alimentazione, l’aria che respiriamo, la qualità delle relazioni che instauriamo, infuiscono sulla nostra salute e addirittura l’epigenetica dimostra che sono capaci di modificare l’espressione genetica del nostro DNA.

Il percorso di gruppo per la riduzione dello stress che vi propongo può essere un primo passo per cercare uno stile di vita più sostenibile e consapevole. Prende il nome di MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction.

Creato dal biologo molecolare Jon Kabat-Zinn nel 1979 negli Stati Uniti, è ora diffuso negli ospedali, nelle scuole, nei centri sportivi, negli studi di psicologia e nelle grandi aziende del mondo.

Mindfulness significa attenzione consapevole, presenza mentale, e può essere definita come il portare attenzione al momento presente, in modo intenzionale e non giudicante, momento per momento. 

E’ un modo per prenderci cura del corpo e della mente, sviluppando la capacità di stare nel qui e ora.

Il programma MBSR ha rappresentato negli ultimi venti anni una delle frontiere della mind-body medicine, che vede corpo e mente come sistemi interconnessi, in costante relazione e sincronia.

Il programma insegna un metodo gentile ma efficace che incoraggia il partecipante a sviluppare un profondo livello di esplorazione e sperimentazione nella vita quotidiana.

Permette di poter cominciare a prendersi più consapevole e profonda cura di sé.


L’MBSR consiste in 8 sessioni di gruppo settimanali della durata di 2/2:30 h, più una giornata intensiva e una pratica quotidiana da svolgere a casa tra una sessione e l’altra.

Questo percorso non è un rimedio miracoloso contro lo stress, è una via verso un nuovo modo di essere, più a contatto con sé stessi e con il mondo.

I corsi verranno attivati con un numero minimo di 8 iscrizioni. Il costo dell’intero percorso è di 300 euro. Il corso è un modo per imparare un modo di essere più a contatto con l’esperienza del momento presente.

All’interno di ogni percorso è prevista una giornata di pratica intensiva e un lavoro a casa quotidiano per allenare la pratica della consapevolezza nella vita di tutti i giorni.

Verranno fornite tracce audio, diari e letture per la pratica a casa.

Le sessioni di lavoro invece si svolgeranno in pratiche mindfulness guidate dalla conduttrice, momenti di condivisione in piccolo e grande gruppo e momenti di educazione allo stress in modo da trovare modi nuovi per aumentare il nostro benessere nella vita quotidiana.

Gli effetti positivi della pratica mindfulness sono ormai evidenziati da tantissime ricerche scientifiche: miglioramento dell’attenzione sostenuta, della concentrazione, riduzione del mind wandering, riduzione dell’ansia, aumento della capacità decisionale e della felicità, aumento dell’intelligenza emotiva, riduzione sintomi psicofisici legati allo stress.

Le persone che partecipano a un corso MBSR potranno partecipare agli incontri di pratica di gruppo mensili, a offerta libera. Questi incontri hanno l’obiettivo di mantenere un sostegno nella pratica e nelle relazioni che si creano tra i partecipanti. Incontrarsi per praticare insieme aiuta ad aumentare la qualità di vita, il supporto sociale e a integrare le abilità acquisite durante il corso nella vita quotidiana.

Mindfulness e Integrazione delle Esperienze di Vita

– considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Diversi studiosi parlano delle potenzialità integrative della mindfulness, in particolare Daniel Siegel e i suoi collaboratori del Mindsight Institute, in California. Nel corso degli anni sono stati fatti diversi studi scientifici controllati e a livello neurofisiologico le ricerche presentano grandi sovrapposizioni. Il funzionamento della corteccia prefrontale sembra che abbia un ruolo centrale nell’effetto integrativo delle pratiche Mindfulness, e include nelle sue funzioni la regolazione corporea, il bilanciamento delle emozioni, la sintonizzazione con le altre persone, la modulazione della paura, la capacità di rispondere in modo flessibile agli stimoli, di avere insight e di provare empatia. La funzione della corteccia prefrontale è di tipo integrativo e lo sviluppo di circuiti di regolazione dà all’individuo una fonte di resilienza nel corso dello sviluppo, che assume la forma della capacità di auto-regolazione e dell’impegno con gli altri in relazioni empatiche. Questo è il focus di alcune recenti ricerche che esaminano il modo in cui i segnali che provengono dal cervello/corpo interagiscono con quelli delle altre persone nelle relazioni, nelle famiglie e nelle società.

Se consideriamo la Mindfulness come una forma di sintonizzazione interpersonale, arriviamo a pensare che l’integrazione neurale possa giocare un ruolo cruciale negli stati Mindfulness. L’integrazione neurale è la relazione che si stabilisce tra regioni cerebrali diverse che hanno differenti funzioni. Questa interconnessione a livello cerebrale permette una maggiore coordinazione ed equilibrio anche a livello funzionale. Quali funzioni vengono equilibrate?
1. La regolazione corporea
2. La comunicazione sintonizzata
3. L’equilibrio emotivo
4. La flessibilità di risposta
5. L’empatia
6. L’insight o consapevolezza cosciente di sé.
7. La modulazione della paura
8. L’intuizione: la saggezza del corpo è più di una metafora, è un meccanismo neurale per mezzo del quale elaboriamo modi di conoscenza profondi, che provengono dagli organi.
9. La moralità

L’integrazione neurale, oltre ad essere stimolata dall’attivazione della corteccia prefrontale mediale, può avvenire tra i due emisferi della corteccia. La coordinazione tra l’emisfero destro e sinistro nel plasmare il tono emotivo globale può essere una dimensione importante del modo in cui la consapevolezza mindful influisce sullo lo stile affettivo. Sembra che la Mindfulness favorisca comportamenti di avvicinamento con un incremento dell’attività elettrica frontale dell’emisfero sinistro. Metaforicamente, l’emisfero sinistro può avere una funzione di narratore e articolare linguisticamente la storia di vita di una persona, ma i beni nella memoria autobiografica sono conservati principalmente nell’emisfero destro. Detto questo, creare una storia coerente della propria vita, implica un’integrazione bilaterale dei due emisferi. Questo tipo di integrazione, consente di dare un senso logico coerente alla storia autobiografica di un individuo. Nella consapevolezza Mindful ci si focalizza spesso sugli aspetti del funzionamento corporeo. Se, quando si pratica Mindfulness, la mente è piena di chiacchiere verbali, si può supporre che ci sia una competizione neurale di base tra destra (sensazioni corporee) e sinistra (i pensieri verbali) con lo scopo di sfruttare le risorse del focus attentivo che si ha in quel momento. Questo potrebbe portare a un mutamento funzionale che allontana l’individuo dai fatti concettuali e linguistici e lo avvicina all’immaginazione non verbale e alle sensazioni somatiche dell’emisfero destro. Se questa narrazione, priva di parole, che assume la forma di un osservatore interno, è davvero una funzione dell’emisfero sinistro, allora possiamo supporre che lo stato mentale Mindful promuova l’integrazione dei due emisferi cerebrali, stimolando nella persona la costruzione di un senso di sé più integrato e la propensione per uno stile affettivo più sicuro.