VITA DI SORGENTE – conclusione dell’11° percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress

Oggi si è concluso un nuovo percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress. Come un rito, pubblico una parte del testo che ho scritto durante la pratica di scrittura zen di questa mattina.
“Evviva la vita di sorgente! L’acqua, come scorre!
Cascate, rivoli, sussulti.
Correnti dolci, carezze, confidenze e intimità.
Correnti impetuose, confronti duri, senso di inadeguatezza e risentimenti.
La corrente spazza via tutto fino al mare.
I movimenti della vita nella coscienza si mescolano, puliti e purificati dallo scorrere nel tempo fino al grande mare.
Il mare è puro quanto la vita di sorgente?
I saggi custodiscono la memoria dell’acqua che ha danzato con la vita del mondo.
I bambini custodiscono lo scrigno con i semi delle danze potenziali.
Il momento presente dov’è? Intangibile, inafferrabile, appena lo cogli è già memoria. 
Ed ecco che tutto è già passato e tutto deve ancora verificarsi. Ed ecco la vita di sorgente!
Nel cielo, una nuvola e due gocce di pioggia sul mare. Un pensiero.”

Sulla pratica Mindfulness… parole di Carol Wilson della Insight Meditation Society

 

“Ho passato parecchi anni della mia pratica di meditazione in attesa del momento in cui, una volta per tutte, sarei approdata al risveglio. Pensavo che questo evento avrebbe avito luogo mentre ero immersa in uno stato di meditazione profonda, dopodiché il resto della mia vita sarebbe stata tutto una crociera. Ora, se noi consideriamo la pratica meditativa in questo modo, ossia la concepiamo come un insieme di attività (per esempio sedute formali e di meditazione camminata) culminanti in una esperienza specifica e idealizzata – l’illuminazione – dopo la quale la vita scorre libera e chiara, noi rischiamo di farci sfuggire l’essenza della pratica. Ed è poi facile che ci sentiamo scoraggiati e confusi se vediamo che la chiarezza e il potere dell’esperienza meditativa non si trasferiscono automaticamente nella nostra vita attiva. Per me fu un enorme sollievo sbarazzarmi di questa aspettativa non realistica.

Allorché noi ci rendiamo conto che la pratica meditativa più profonda è la coltivazione di un atteggiamento e non la ricerca di una esperienza speciale, allora tutta la nostra vita si apre e ogni attività può diventare veicolo di risveglio. La vita è fatta di momenti. La pratica di consapevolezza è semplicemente la coltivazione dell’abilità di incontrare qualunque cosa emerge di momento in momento con totale presenza e a cuore aperto.”

 

 

Testimonianze di un percorso di Mindfulness

 

“E’ possibile avere reali benefici nel percorso alla ricerca della consapevolezza. Ma sono stata sorpresa. Avevo sottovalutato la mia capacità di raggiungere dei risultati: grazie!”

 

“Pensavo sarebbe stato impossibile per una irruenta e indisciplinata come me fermarsi con mente e corpo per anche più di mezz’ora tutti i giorni e invece… miracoli della pratica mindfulness!! Grazie! 🙂 I miracoli esistono!”

 

“E’ stato un percorso molto sfidante, la pratica della consapevolezza è nella sua semplicità eccezionale. Mai dare nulla per scontato! Lo consiglio a tutti, come percorso di crescita personale “

 

“Scoprire l’importanza del respiro non è scontato, è una possibilità necessaria per dar voce al proprio benessere.”

 

“Outside, inside!”

 

“Il corso apre nuove prospettive, soluzioni che sono interne a noi ma a cui non era scontato pensare.”

 

“Sentirsi tenere la mano mentre si percorre la via verso la conoscenza di se stessi.”

 

“Sono davvero tanto felice e anche orgoglioso di aver conosciuto, grazie a questo percorso, un’àncora preziosa… la consapevolezza”

 

“Intenso davvero ma anche più facile da fare di quello che si possa pensare”

 

“Bellissima esperienza, ora sta a noi farla continuare.”

 

“Grazie grazie grazie questo corso è caduto a fagiolo con un periodo difficile difficile quindi grazie ancora”

 

🙂 Grazie a tutti i partecipanti per aver condiviso queste esperienze o per aver permesso ad altri di condividerle. 🙂

Ricominciare il tran tran in equilibrio: come accelerare rallentando

 

Ritrovare un equilibrio alle porte della nuova stagione lavorativa non è una cosa semplice da fare.

Settembre significa per molti di noi il rientro dalle ferie estive. Per chi non avuto la possibilità di partire per un bel viaggio può significare il ricominciare a correre non avendo mai staccato realmente. Per chi è in cerca di lavoro significa ricominciare a sperare, tra effettive e reali possibilità oppure illusioni e delusioni. Che fatica!

Il mondo occupazionale e sociale ci chiede di accelerare (di nuovo) e molti di noi invece non vorrebbero altro che poter rientrare gradualmente e senza stress nella giungla lavorativa del nostro tempo. Da qui nasce questo piccolo prontuario per accelerare rallentando, cercando, per quello che ci è possibile, di ridurre al minimo lo stress che questo momento scatena.

Per prima cosa, di fronte all’ondata di richieste che provengono dall’esterno, l’invito è quello di fermarsi qualche minuto per riprendere contatto con noi stessi, con il respiro, con le sensazioni del corpo, fare una pausa quando è possibile.

Coltivare la consapevolezza significa anche ascoltare quando ciò che desideriamo non si allinea perfettamente con ciò che sentiamo che dovremmo fare, ciò quando i bisogni che abbiamo non si integrano con le richieste del mondo esterno. Se è così, pre prima cosa fermiamoci 3 minuti e ascoltiamo: come ci sentiamo? Di cosa avremmo bisogno in questo momento? Come potremmo rispettare il nostro bisogno senza compromettere il lavoro o i legami con le altre persone? Come potremmo trovare un equilibrio, in questo momento, nella giungla urbana?

Un altro invito è quello di cercare e contattare un conduttore di pratiche di consapevolezza, con una formazione seria, vicino a noi, e iniziare a coltivare sotto la guida esperta qualche esercizio da poter applicare in ogni momento della vita, a casa o al lavoro, in famiglia o al supermercato, per rallentare e tornare a contatto con se stessi ogni volta che sentiamo il bisogno di una nuova centratura.

I corsi di gruppo sono molto indicati, come il Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), perché permettono contemporaneamente la coltivazione di nuove amicizie e relazioni sociali salutari, nella calma e nell’assenza di richieste pressanti. In alternativa, anche un percorso individuale va benissimo. Al mondo sono moltissime le pratiche che portano consapevolezza nella vita quotidiana: yoga, meditazione, chi gong, mindfulness, ma attenzione alla serietà e alla professionalità degli insegnanti!

Coltiviamo relazioni nutrienti e salutari, con una o più persone, producendo l’intenzione di annaffiare queste relazioni periodicamente, senza lasciar appassire la pianta dell’amore e dell’amicizia. Se necessario, piantiamo nuovi semi!

Il denaro e il successo non sono tutto nella vita e, anche se sono importanti, se diventano totalizzanti possono creare gravi danni alla salute, alle relazioni affettive, ai rapporti con i figli e alle amicizie.

Coltiviamo hobbies e letture salutari e nutrienti, in altre parole, coltiviamo periodicamente un buon rapporto con noi stessi e con ciò che amiamo fare.

Portiamo consapevolezza in ciò che mangiamo e beviamo: i cibi sani naturali aumentano la vitalità, mentre i cibi spazzatura la diminuiscono.

Se necessario, possiamo consultare uno psicologo o uno psichiatra, ma facciamolo PRIMA di assumere psicofarmaci per lo stress! I farmaci possono aiutare solo in certe situazioni e non sono la panacea per tutto! Il modo più efficace per sentirci meglio e ridurre lo stress è renderci sempre più consapevoli di noi stessi e della nostra vita, coltivando il nostro equilibrio un po’ tutti i giorni!

La parola che invito a coltivare quest’autunno sarà: equilibrio.

 

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(Illustrazione di Claudia Tremblay)

 

Conclusione Corso di Mindfulness a Scandiano

Ieri abbiamo concluso un percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress a Scandiano grazie all’impegno e alla curiosità del Centro Epoché. Al corso hanno partecipato molti psicoterapeuti che lavorano sia in ambito privato che pubblico, ed essendo anch’io una professionista del settore, mi sento di condividere alcune riflessioni sgorgate ieri sera dalla scrittura:

 

Non è semplice “essere” quando si è abituati a “fare” in automatico,

non è facile affidarsi alla terra delle sensazioni quando si è abituati a volare nel cielo del ragionamento,
non è facile praticare da soli quando si è abituati a praticare in gruppo,
non è facile spogliarsi di un ruolo quando si è abituati ad “essere” quel ruolo,
non è facile fermarsi quando si è abituati a correre.

Ma una pausa di respiro è necessaria:
per ritrovarci,
per integrare le varie parti che ci compongono,
per essere, accogliendo sensazioni, preferenze, emozioni, sentimenti, pensieri,
per diventare sempre più pienamente esseri umani.

“La pioggia mi disseta,
il sole mi riscalda,
il vento mi muove,
la luna mi fa mutare,
la luce mi nutre,
la consapevolezza mi permette di essere pienamente chi sono.”

 

Grazie alla collega Susan e ad ogni singolo partecipante.

Sara Tancredi

 

Il Progetto Albero – un piccolo gesto concreto di consapevolezza

Ieri sera a Reggio Emilia si è conclusa la sesta edizione del Percorso per la Riduzione dello Stress Basato sulla Coltivazione della Consapevolezza (Mindfulness Based Stress Reduction).

Mindfulness Reggio Emilia, in collaborazione con Il Respiro della Vita, ha scelto di allargare l’attenzione consapevole propria della mindfulness, dalle persone all’ambiente in cui vivono, con il Progetto Albero. Ogni partecipante ha scelto un piccolo albero da piantare e curare come simbolo della cura e dell’attenzione che ha posto nella propria pratica per la riduzione dello stress durante i due mesi di percorso. Nella terra depositiamo il seme, dal seme sorge un germoglio e dal germoglio un possente albero, che possiamo prima curare per poi riposare all’ombra dei suoi rami e respirare, grazie all’ossigeno che libera nell’aria.

La consapevolezza di noi stessi non è separata dalla consapevolezza dell’ambiente che ci circonda, gli alberi ci permettono di respirare.

Un ringraziamento speciale a tutti i partecipanti, alla collega Susan e alle Guardie Giurate Ecologiche Volontarie che sono state un’oasi di disponibilità, collaborazione e soprattutto… di alberi!

La meditazione è la capacità di coltivare tutto quello che emerge senza batter ciglio, consapevolmente e con tutto il cuore.” Jon Kabat-Zinn

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La consapevolezza del vero sé

 

Esiste un contatto a cui possiamo abbandonarci,

esiste un momento in cui possiamo percepire noi stessi, con autenticità,

esiste un ascolto profondo che coglie dove siamo e dove possiamo andare.

 

Esistono azioni attraverso le quali l’intenzione può diventare realtà, in modo coerente.

Esiste un mondo esterno in cui poter condividere,

esiste un mondo interno in cui poter accogliere.

 

Esiste una terra nella mente, che è il corpo,

esiste un cielo nel corpo, che è la mente,

esiste una danza della vita tra cielo e terra, tra corpo e mente.

 

Esiste una danza fondamentale della vita: la creatività.

Esistono la vitalità, la curiosità e la generosità verso le esperienze di esseri umani,

esiste un mondo in cui possiamo essere tutti cullati dallo stesso battito.

 

La Bellezza delle Piccole Cose

Imparare a fluire con l’esperienza significa assaporare fino in fondo ogni momento discreto e rimanere ricettivi, attenti ad accogliere ciò che si muove in noi. Questo non è, però, l’unico passaggio importante da fare, perché in base alla coloritura specifica dell’esperienza che stiamo vivendo, tenderemo ad attaccarci ad essa, rigettarla oppure ignorarla.

Nel primo caso, il caso dell’attaccamento a un’esperienza piacevole, tenderemo ad alimentare un pensiero circolare che riflette la spinta del desiderio, attivato da un meccanismo fisiologico del corpo, che ne vuole sempre di più. E’ il caso di un buon pasto saporito, oppure di un odore gradevole, oppure un momento di divertimento, calore e intimità con un’altra persona, fino al caso estremo delle dipendenze patologiche.

Nel secondo caso, il caso del rifiuto, o avversione, di un’esperienza spiacevole, tutto il nostro sistema psico-corporeo impiegherà energia per cercare di allontanare da sé o non ripetere mai più quella esperienza. E’ il caso ad esempio di quando assaggiamo cibo avariato o che non ci piace, di quando facciamo un piccolo incidente in automobile  e come prima reazione emotiva spesso c’è la paura di rimettersi alla guida e l’impulso a rimandare il più possibile questo momento, fino al caso estremo di rifiuto della vita presente nella depressione.

Nel terzo caso, il caso delle esperienze neutre, spesso ci suscitano noia se non indifferenza, per poi a volte sfociare nel grande bacino delle esperienze spiacevoli. Spesso ci dimentichiamo che le esperienze neutre possono trasmetterci un senso di stabilità, pace e sicurezza.

E’ interessante osservare come in ognuno di questi casi, se assecondiamo la reazione che segue l’esperienza senza prenderne consapevolezza, assisteremo ad una mobilitazione di energia nella direzione dell’automatismo, un moto interno che occupa spazio psico-corporeo, o più semplicemente, mentale. Lo spazio mentale occupato da questi meccanismi reattivi, toglie ossigeno all’elaborazione e all’integrazione dell’esperienza all’interno del nostro sé, che dispone un minor quantitativo di spazio per accogliere la nuova esperienza in entrata.

C’è sempre una nuova esperienza da accogliere, pur piccola che sia, che può insegnarci qualcosa, arricchirci, ed essere il nostro più grande maestro.

Per fluire con la vita, quindi, è necessario accogliere l’esperienza da una posizione di consapevolezza, passarci attraverso e infine lasciarla andare. In questo modo possiamo imparare a vivere con pienezza il momento presente, accogliendo e superando la sofferenza, saper godere e gioire della bellezza delle piccole cose.

Un istante passa la fiaccola a quello successivo, che la passa a quello successivo, a quello successivo ancora, così da mantenere acceso il fuoco della vita nel suo costante fluire.

Il Mozzo della Mente

 – Considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Siegel e collaboratori, ogni volta che utilizzano il termine “cervello”, si riferiscono al cervello come parte integrata del corpo nel suo complesso. Poiché la mente può essere considerata un’entità sia incarnata che relazionale, questi autori sostengono che il cervello può essere considerato come “l’organo sociale del corpo”: le menti si mettono in relazione per mezzo dei circuito neurale, che è programmato per ricevere i segnali dagli altri.

Quando si esamina l’evoluzione della nostra specie, si scopre che negli ultimi 40.000 anni è cambiata in virtù di un’evoluzione di tipo culturale. La cultura può essere definita come il modo in cui si trasmettono i significati tra gli individui e tra le generazioni. Il modo con cui questo flusso di informazioni modifica i suoi pattern nel corso del tempo è ciò che deriva dall’evoluzione culturale. I mutamenti della nostra specie non sono dovuti solo a un’evoluzione geneticamente determinata del nostro cervello, ma anche all’evoluzione mentale del modo in cui ci trasmettiamo collettivamente informazioni nel corso delle generazioni. La mente è immersa e fortemente plasmata nel contesto relazionale.
Questa interconnessione tra cervello, mente e relazioni è un triangolo di realtà, in cui possiamo vederne l’influenza tridirezionale.

L’attenzione al momento presente, uno degli aspetti della Mindfulness, può essere plasmata direttamente dalla comunicazione con le altre persone e dall’attività del cervello. Una delle sfide maggiori della nostra capacità di prestare attenzione al momento presente sono proprio i pattern di attivazione cerebrale che attraverso la nostra mente e i nostri pregiudizi ci allontanano dall’essere nel momento presente.
Le menti, soprattutto quelle immerse nella frenesia di questa società, sono piene e reattive. Quando si inizia a mettere in pratica alcuni esercizi per sintonizzarsi con le proprie menti, fermandoci, arriviamo a scoprire le la mente non è mai vuota ma è piena di immagini, pensieri, sentimenti e percezioni, continuamente generati. La mente si potrebbe paragonare a un’ape che lavora per l’alveare. Quando ci si ferma, si permette alla mente di “stabilizzarsi”. Un’immagine visiva della consapevolezza Mindful può essere quella del mozzo della ruota della nostra mente che è aperto e sufficientemente ampio da permettere a qualsiasi elemento del cerchione di entrare nella nostra esperienza cosciente ma non di impadronirsene. Qualsiasi elemento del cerchione può essere esperito in modo diretto, osservato, concettualizzato e quindi conosciuto.
Lo stato mentale Mindfulness sembra che sia caratterizzato da un equilibrio dei quattro flussi di consapevolezza. Quando nella mente sorgono idee preconcette, si crea una tensione tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Il ruolo della Mindfulness è quello di discernere la natura della mente stessa portando una disidentificazione di pensieri ed emozioni, capendo che queste attività mentali non coincidono con il sé e che tanto meno sono permanenti, quindi l’individuo può permettere loro di sorgere e scoppiare come bolle in una pentola d’acqua bollente. Riprendendo la metafora della ruota della consapevolezza, il cerchione esterno rappresenta tutto ciò che può entrare nel focus dell’attenzione attraverso i cinque sensi, la propriocezione (o sesto senso) e la percezione del mondo mentale del sé e degli altri (o settimo senso). Ogni punto del cerchione corrisponde all’oggetto potenziale della consapevolezza e i raggi emanati dal mozzo centrale corrispondono alla nostra capacità di focalizzare l’attenzione su un singolo punto del cerchione. Il mozzo presente al centro della ruota simboleggia la spaziosità della mente, che può ingaggiare un raggio su un punto particolare del cerchione o essere aperta e ricettiva rispetto a qualsiasi cosa emerga. Siegel e collaboratori propongono anche un “ottavo senso” o senso relazionale, che rappresenta il settore di cerchione che riguarda la connessione con gli altri esseri viventi. Quando ci si sintonizza con un’altra persona si può diventare consapevoli di questo stato risonante che si crea quando l’uomo si mette in relazione. Questo particolare senso rappresenta il modo in cui siamo consapevoli di “sentirci sentiti” da un’altra persona e ci permette di sentire la nostra appartenenza a un tutto più grande.

Questa risonanza implica la consapevolezza della propria intenzionalità, e la sintonizzazione che ne deriva può essere al centro delle relazioni risonanti di tutti i tipi.
La capacità di spostare i raggi secondo la propria volontà, ovvero di concentrarsi intenzionalmente su un oggetto alla volta, si può costruire o “allenare” attraverso diverse pratiche, come la concentrazione sul respiro, sul camminare o sui movimenti del corpo come nel tai chi o nello yoga. Focalizzare la mente e ritornare all’oggetto quando l’attenzione si distrae è la pratica che permette di sviluppare la funzione “indirizza e sostieni” della concentrazione. È il rafforzamento della capacità del mozzo della mente di mandare un raggio a un bersaglio che si sceglie sul cerchione, che è una parte fondamentale dello stato mentale Mindfulness. Ci sono diversi modi in cui si spostano i raggi della ruota della consapevolezza. Uno stimolo può attirare su di sé l’attenzione, ad esempio quando squilla un cellulare all’improvviso, oppure, quando si fanno diverse cose contemporaneamente, numerosi raggi portano simultaneamente informazioni collocate su vari punti del cerchione. Questa viene chiamata “attenzione esogena”, perché l’indirizzamento dei raggi avviene per stimolazioni esterne. Nella consapevolezza Mindful, il mozzo della mente rappresenta la funzione esecutiva che permette di ritornare a quello che vogliamo fare, ad esempio mandando un altro raggio ad un punto di interesse. La capacità di avere un’attenzione focalizzata e intenzionale può essere considerata “endogena”, perché deriva dalla propria intenzionalità interna. Nel campo della psicopatologia, Siegel considera l’autoregolazione come un concetto cruciale nello studio del benessere e della malattia mentale. Le funzioni esecutive del mozzo della mente implicano un insieme di processi cognitivi ed emotivi che permettono una forma equilibrata di auto-regolazione. Questa forma particolare di essere consapevoli, che aspira a diventare uno stato dell’essere, attraverso pratiche quotidiane, riguarda la regolazione del flusso di informazioni, nei nostri corpi e nelle relazioni con gli altri. Il mozzo della mente permette di raggiungere una consapevolezza riflessiva, che può essere descritta attraverso queste tre qualità: recettiva, auto-osservativa e riflessiva.
La recettività può essere descritta come uno stato intenzionale di apertura a tutto ciò che si presenta alla mente. A differenza di quello che accade per l’attenzione esogena, caratterizzata dallo spostamento dell’attenzione su uno o più stimoli disturbanti, che deviano i raggi del cerchio della mente, in questo stato recettivo si tende verso l’essere consapevoli della pienezza della consapevolezza, attraverso l’accettazione di tutto ciò che si presenta alla mente, ovvero i nostri cinque sensi, il nostro senso corporeo, il nostro senso mentale e il nostro senso relazionale. Questo stato crea una flessibilità di auto-regolazione che può permette ad una persona di allontanarsi dai modi vecchi e abituali di adattarsi e di agire. Lo stato mentale Mindfulness favorisce il passaggio dalla reattività alla recettività.
La funzione auto-osservativa è un’esplorazione attiva dell’esperienza, in cui i contenuti della mente non sono collocati nella consapevolezza. Quando questo stato è integrato con la recettività, si sviluppano le caratteristiche di Curiosità, Apertura, Accettazione e Amore. Alcuni studi hanno messo in luce che l’auto-osservazione, o attenzione focalizzata sul sé, implica l’attivazione delle regioni prefrontali mediali della corteccia cerebrale.
La riflessività implica la capacità della mente di conoscere se stessa, di avere la consapevolezza di essere consapevole, una meta consapevolezza. Questa, accompagna l’esperienza di riflettere su di sé. Attraverso l’auto riflessione ogni aspetto del sé può essere osservato e registrato nella mente. Entrambi questi processi sono una parte fondamentale della capacità di percepire la mente propria e altrui.
Queste tre qualità sono parte integrante della consapevolezza Mindful e si raggiungono in modo intenzionale. La Mindfulness, infatti, è una forma di attenzione intenzionalmente focalizzata sul momento presente. Questo stato intenzionalmente riflessivo può alterare il flusso della consapevolezza, “setacciando” il cerchione della mente con intenzione e apertura, mettendo ordine a tutto ciò che si presenta nel campo della consapevolezza. L’osservazione, la riflessività e la recettività consentono di conoscere se stessi, diventare più consapevoli e sospendere il giudizio categorizzante verso se stessi e verso il mondo.