La consapevolezza del vero sé

 

Esiste un contatto a cui possiamo abbandonarci,

esiste un momento in cui possiamo percepire noi stessi, con autenticità,

esiste un ascolto profondo che coglie dove siamo e dove possiamo andare.

 

Esistono azioni attraverso le quali l’intenzione può diventare realtà, in modo coerente.

Esiste un mondo esterno in cui poter condividere,

esiste un mondo interno in cui poter accogliere.

 

Esiste una terra nella mente, che è il corpo,

esiste un cielo nel corpo, che è la mente,

esiste una danza della vita tra cielo e terra, tra corpo e mente.

 

Esiste una danza fondamentale della vita: la creatività.

Esistono la vitalità, la curiosità e la generosità verso le esperienze di esseri umani,

esiste un mondo in cui possiamo essere tutti cullati dallo stesso battito.

 

Il Mozzo della Mente

 – Considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Siegel e collaboratori, ogni volta che utilizzano il termine “cervello”, si riferiscono al cervello come parte integrata del corpo nel suo complesso. Poiché la mente può essere considerata un’entità sia incarnata che relazionale, questi autori sostengono che il cervello può essere considerato come “l’organo sociale del corpo”: le menti si mettono in relazione per mezzo dei circuito neurale, che è programmato per ricevere i segnali dagli altri.

Quando si esamina l’evoluzione della nostra specie, si scopre che negli ultimi 40.000 anni è cambiata in virtù di un’evoluzione di tipo culturale. La cultura può essere definita come il modo in cui si trasmettono i significati tra gli individui e tra le generazioni. Il modo con cui questo flusso di informazioni modifica i suoi pattern nel corso del tempo è ciò che deriva dall’evoluzione culturale. I mutamenti della nostra specie non sono dovuti solo a un’evoluzione geneticamente determinata del nostro cervello, ma anche all’evoluzione mentale del modo in cui ci trasmettiamo collettivamente informazioni nel corso delle generazioni. La mente è immersa e fortemente plasmata nel contesto relazionale.
Questa interconnessione tra cervello, mente e relazioni è un triangolo di realtà, in cui possiamo vederne l’influenza tridirezionale.

L’attenzione al momento presente, uno degli aspetti della Mindfulness, può essere plasmata direttamente dalla comunicazione con le altre persone e dall’attività del cervello. Una delle sfide maggiori della nostra capacità di prestare attenzione al momento presente sono proprio i pattern di attivazione cerebrale che attraverso la nostra mente e i nostri pregiudizi ci allontanano dall’essere nel momento presente.
Le menti, soprattutto quelle immerse nella frenesia di questa società, sono piene e reattive. Quando si inizia a mettere in pratica alcuni esercizi per sintonizzarsi con le proprie menti, fermandoci, arriviamo a scoprire le la mente non è mai vuota ma è piena di immagini, pensieri, sentimenti e percezioni, continuamente generati. La mente si potrebbe paragonare a un’ape che lavora per l’alveare. Quando ci si ferma, si permette alla mente di “stabilizzarsi”. Un’immagine visiva della consapevolezza Mindful può essere quella del mozzo della ruota della nostra mente che è aperto e sufficientemente ampio da permettere a qualsiasi elemento del cerchione di entrare nella nostra esperienza cosciente ma non di impadronirsene. Qualsiasi elemento del cerchione può essere esperito in modo diretto, osservato, concettualizzato e quindi conosciuto.
Lo stato mentale Mindfulness sembra che sia caratterizzato da un equilibrio dei quattro flussi di consapevolezza. Quando nella mente sorgono idee preconcette, si crea una tensione tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Il ruolo della Mindfulness è quello di discernere la natura della mente stessa portando una disidentificazione di pensieri ed emozioni, capendo che queste attività mentali non coincidono con il sé e che tanto meno sono permanenti, quindi l’individuo può permettere loro di sorgere e scoppiare come bolle in una pentola d’acqua bollente. Riprendendo la metafora della ruota della consapevolezza, il cerchione esterno rappresenta tutto ciò che può entrare nel focus dell’attenzione attraverso i cinque sensi, la propriocezione (o sesto senso) e la percezione del mondo mentale del sé e degli altri (o settimo senso). Ogni punto del cerchione corrisponde all’oggetto potenziale della consapevolezza e i raggi emanati dal mozzo centrale corrispondono alla nostra capacità di focalizzare l’attenzione su un singolo punto del cerchione. Il mozzo presente al centro della ruota simboleggia la spaziosità della mente, che può ingaggiare un raggio su un punto particolare del cerchione o essere aperta e ricettiva rispetto a qualsiasi cosa emerga. Siegel e collaboratori propongono anche un “ottavo senso” o senso relazionale, che rappresenta il settore di cerchione che riguarda la connessione con gli altri esseri viventi. Quando ci si sintonizza con un’altra persona si può diventare consapevoli di questo stato risonante che si crea quando l’uomo si mette in relazione. Questo particolare senso rappresenta il modo in cui siamo consapevoli di “sentirci sentiti” da un’altra persona e ci permette di sentire la nostra appartenenza a un tutto più grande.

Questa risonanza implica la consapevolezza della propria intenzionalità, e la sintonizzazione che ne deriva può essere al centro delle relazioni risonanti di tutti i tipi.
La capacità di spostare i raggi secondo la propria volontà, ovvero di concentrarsi intenzionalmente su un oggetto alla volta, si può costruire o “allenare” attraverso diverse pratiche, come la concentrazione sul respiro, sul camminare o sui movimenti del corpo come nel tai chi o nello yoga. Focalizzare la mente e ritornare all’oggetto quando l’attenzione si distrae è la pratica che permette di sviluppare la funzione “indirizza e sostieni” della concentrazione. È il rafforzamento della capacità del mozzo della mente di mandare un raggio a un bersaglio che si sceglie sul cerchione, che è una parte fondamentale dello stato mentale Mindfulness. Ci sono diversi modi in cui si spostano i raggi della ruota della consapevolezza. Uno stimolo può attirare su di sé l’attenzione, ad esempio quando squilla un cellulare all’improvviso, oppure, quando si fanno diverse cose contemporaneamente, numerosi raggi portano simultaneamente informazioni collocate su vari punti del cerchione. Questa viene chiamata “attenzione esogena”, perché l’indirizzamento dei raggi avviene per stimolazioni esterne. Nella consapevolezza Mindful, il mozzo della mente rappresenta la funzione esecutiva che permette di ritornare a quello che vogliamo fare, ad esempio mandando un altro raggio ad un punto di interesse. La capacità di avere un’attenzione focalizzata e intenzionale può essere considerata “endogena”, perché deriva dalla propria intenzionalità interna. Nel campo della psicopatologia, Siegel considera l’autoregolazione come un concetto cruciale nello studio del benessere e della malattia mentale. Le funzioni esecutive del mozzo della mente implicano un insieme di processi cognitivi ed emotivi che permettono una forma equilibrata di auto-regolazione. Questa forma particolare di essere consapevoli, che aspira a diventare uno stato dell’essere, attraverso pratiche quotidiane, riguarda la regolazione del flusso di informazioni, nei nostri corpi e nelle relazioni con gli altri. Il mozzo della mente permette di raggiungere una consapevolezza riflessiva, che può essere descritta attraverso queste tre qualità: recettiva, auto-osservativa e riflessiva.
La recettività può essere descritta come uno stato intenzionale di apertura a tutto ciò che si presenta alla mente. A differenza di quello che accade per l’attenzione esogena, caratterizzata dallo spostamento dell’attenzione su uno o più stimoli disturbanti, che deviano i raggi del cerchio della mente, in questo stato recettivo si tende verso l’essere consapevoli della pienezza della consapevolezza, attraverso l’accettazione di tutto ciò che si presenta alla mente, ovvero i nostri cinque sensi, il nostro senso corporeo, il nostro senso mentale e il nostro senso relazionale. Questo stato crea una flessibilità di auto-regolazione che può permette ad una persona di allontanarsi dai modi vecchi e abituali di adattarsi e di agire. Lo stato mentale Mindfulness favorisce il passaggio dalla reattività alla recettività.
La funzione auto-osservativa è un’esplorazione attiva dell’esperienza, in cui i contenuti della mente non sono collocati nella consapevolezza. Quando questo stato è integrato con la recettività, si sviluppano le caratteristiche di Curiosità, Apertura, Accettazione e Amore. Alcuni studi hanno messo in luce che l’auto-osservazione, o attenzione focalizzata sul sé, implica l’attivazione delle regioni prefrontali mediali della corteccia cerebrale.
La riflessività implica la capacità della mente di conoscere se stessa, di avere la consapevolezza di essere consapevole, una meta consapevolezza. Questa, accompagna l’esperienza di riflettere su di sé. Attraverso l’auto riflessione ogni aspetto del sé può essere osservato e registrato nella mente. Entrambi questi processi sono una parte fondamentale della capacità di percepire la mente propria e altrui.
Queste tre qualità sono parte integrante della consapevolezza Mindful e si raggiungono in modo intenzionale. La Mindfulness, infatti, è una forma di attenzione intenzionalmente focalizzata sul momento presente. Questo stato intenzionalmente riflessivo può alterare il flusso della consapevolezza, “setacciando” il cerchione della mente con intenzione e apertura, mettendo ordine a tutto ciò che si presenta nel campo della consapevolezza. L’osservazione, la riflessività e la recettività consentono di conoscere se stessi, diventare più consapevoli e sospendere il giudizio categorizzante verso se stessi e verso il mondo.

Mindfulness e Integrazione delle Esperienze di Vita

– considerazioni sul testo “Mindfulness e Cervello” di Daniel J. Siegel –

 

Diversi studiosi parlano delle potenzialità integrative della mindfulness, in particolare Daniel Siegel e i suoi collaboratori del Mindsight Institute, in California. Nel corso degli anni sono stati fatti diversi studi scientifici controllati e a livello neurofisiologico le ricerche presentano grandi sovrapposizioni. Il funzionamento della corteccia prefrontale sembra che abbia un ruolo centrale nell’effetto integrativo delle pratiche Mindfulness, e include nelle sue funzioni la regolazione corporea, il bilanciamento delle emozioni, la sintonizzazione con le altre persone, la modulazione della paura, la capacità di rispondere in modo flessibile agli stimoli, di avere insight e di provare empatia. La funzione della corteccia prefrontale è di tipo integrativo e lo sviluppo di circuiti di regolazione dà all’individuo una fonte di resilienza nel corso dello sviluppo, che assume la forma della capacità di auto-regolazione e dell’impegno con gli altri in relazioni empatiche. Questo è il focus di alcune recenti ricerche che esaminano il modo in cui i segnali che provengono dal cervello/corpo interagiscono con quelli delle altre persone nelle relazioni, nelle famiglie e nelle società.

Se consideriamo la Mindfulness come una forma di sintonizzazione interpersonale, arriviamo a pensare che l’integrazione neurale possa giocare un ruolo cruciale negli stati Mindfulness. L’integrazione neurale è la relazione che si stabilisce tra regioni cerebrali diverse che hanno differenti funzioni. Questa interconnessione a livello cerebrale permette una maggiore coordinazione ed equilibrio anche a livello funzionale. Quali funzioni vengono equilibrate?
1. La regolazione corporea
2. La comunicazione sintonizzata
3. L’equilibrio emotivo
4. La flessibilità di risposta
5. L’empatia
6. L’insight o consapevolezza cosciente di sé.
7. La modulazione della paura
8. L’intuizione: la saggezza del corpo è più di una metafora, è un meccanismo neurale per mezzo del quale elaboriamo modi di conoscenza profondi, che provengono dagli organi.
9. La moralità

L’integrazione neurale, oltre ad essere stimolata dall’attivazione della corteccia prefrontale mediale, può avvenire tra i due emisferi della corteccia. La coordinazione tra l’emisfero destro e sinistro nel plasmare il tono emotivo globale può essere una dimensione importante del modo in cui la consapevolezza mindful influisce sullo lo stile affettivo. Sembra che la Mindfulness favorisca comportamenti di avvicinamento con un incremento dell’attività elettrica frontale dell’emisfero sinistro. Metaforicamente, l’emisfero sinistro può avere una funzione di narratore e articolare linguisticamente la storia di vita di una persona, ma i beni nella memoria autobiografica sono conservati principalmente nell’emisfero destro. Detto questo, creare una storia coerente della propria vita, implica un’integrazione bilaterale dei due emisferi. Questo tipo di integrazione, consente di dare un senso logico coerente alla storia autobiografica di un individuo. Nella consapevolezza Mindful ci si focalizza spesso sugli aspetti del funzionamento corporeo. Se, quando si pratica Mindfulness, la mente è piena di chiacchiere verbali, si può supporre che ci sia una competizione neurale di base tra destra (sensazioni corporee) e sinistra (i pensieri verbali) con lo scopo di sfruttare le risorse del focus attentivo che si ha in quel momento. Questo potrebbe portare a un mutamento funzionale che allontana l’individuo dai fatti concettuali e linguistici e lo avvicina all’immaginazione non verbale e alle sensazioni somatiche dell’emisfero destro. Se questa narrazione, priva di parole, che assume la forma di un osservatore interno, è davvero una funzione dell’emisfero sinistro, allora possiamo supporre che lo stato mentale Mindful promuova l’integrazione dei due emisferi cerebrali, stimolando nella persona la costruzione di un senso di sé più integrato e la propensione per uno stile affettivo più sicuro.