Maternità e Consapevolezza in Azione

 

Scegliere di diventare madre di questi tempi credo che non sia facile, così come, forse, non lo è mai stato. La maternità porta con se profondi cambiamenti, o sconvolgimenti, che creano ampiezza, spazio, vuoti. L’identità, il sè, viene stiracchiato, i suoi cancelli aperti, i suoi recinti ampliati. Tutto questo per poter accogliere una nuova vita, piccola, indifesa ma potente, destrutturante, una vita programmata per vivere ad ogni costo.

Una mia maestra di meditazione una volta mi disse: “Ah che bella opportunità diventare madre! Unica e preziosa per allenare la consapevolezza in azione!” Ecco, “consapevolezza in azione”, proprio non capivo cosa mi volesse dire. La consapevolezza portata momento dopo momento, intenzionalmente, in ogni piccola azione ripetuta e ripetuta all’infinito come cambiare un pannolino o allattare il piccolo? Quella presenza che si accende e riaccende in ogni momento e che non si pianifica come nella pratica “formale” ma che avviene e che ritorna in ogni piccolo momento della giornata, mentre facciamo le normali faccende di casa?

La qualità di questa attenzione è la presenza sollecita e amorevole, che prima di accogliere il piccolo fuori di noi, accoglie la bambina o il bambino che è in noi, che eravamo e che forse, un pò, siamo ancora. Uno sguardo sollecito che nota senza interferire ma anche un abbraccio tenero pronto a nutrire e a consolare, a scaldare e incoraggiare. Mi piace pensare che la consapevolezza in azione sia questo, un pò come diventare genitori di noi stessi e, attraverso di essa, risanare le vecchie ferite che sono in noi. Una presenza curativa che può rinnovarsi grazie alla nostra intenzione di essere presenti momento dopo momento.

Uno sforzo che aggiunge fatica alle sfidanti routine di una nuova mamma nascente? Può darsi! Ma quanta presenza e compassione può portare? Quanto valore può donare a quei piccoli momenti di relazione con il nostro bimbo/a e con noi stessi che, adesso, sembrano interminabili ma che, un giorno, improvvisamente, cesseranno. Cambiare un pannolino. Attaccare il bimbo al seno. Sentirlo piangere e consolarsi tra le tue braccia. Che effetto hanno questi piccoli gesti sul tuo panorama interiore, mamma? Wow. La vita, semplicemente complessa e prorompente.

 

Essere Oceano

 

Seduta sulla barca in mezzo all’oceano, con lo sguardo all’orizzonte semplicemente stavo. Restavo, testimone di qualcosa di inesplorato, un terreno sconosciuto, che attivava resistenza e paura: il panorama delle onde di fronte a me. Qualcosa mi richiamava sentimenti profondi, una sensazione indeterminata, un contatto con qualcosa che era già dentro di me da tempo, forse da sempre. Iniziavo a praticare spontaneamente la consapevolezza delle sensazioni.

Il movimento incessante e inarrestabile, sentirsi in balìa di qualcosa più grande, che non riuscivo a contenere o a dominare. Stavo scegliendo di fare qualcosa di diverso: accogliere invece che lottare. L’oscillazione delle onde che provoca nausea e stordimento non era più un nemico ma qualcosa da esplorare, verso cui tendere.

Paura, confusione, sorpresa, meraviglia, pensieri vagabondi. Non c’era più terra ma solo acqua, acqua dappertutto, solo acqua: movimento infinito e incontrollabile. Cambiamento costante.

Io restavo. Aspettavo. Accoglievo.

Non avevo scelta: indietro non potevo tornare. L’eco delle onde si faceva via via più ampio, fino a superare i confini della pelle, fino a creare contatto, un passaggio, un’apertura, fino a fondersi con le sensazioni, fino a confondermi con l’oceano.

 

VITA DI SORGENTE – conclusione dell’11° percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress

Oggi si è concluso un nuovo percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress. Come un rito, pubblico una parte del testo che ho scritto durante la pratica di scrittura zen di questa mattina.
“Evviva la vita di sorgente! L’acqua, come scorre!
Cascate, rivoli, sussulti.
Correnti dolci, carezze, confidenze e intimità.
Correnti impetuose, confronti duri, senso di inadeguatezza e risentimenti.
La corrente spazza via tutto fino al mare.
I movimenti della vita nella coscienza si mescolano, puliti e purificati dallo scorrere nel tempo fino al grande mare.
Il mare è puro quanto la vita di sorgente?
I saggi custodiscono la memoria dell’acqua che ha danzato con la vita del mondo.
I bambini custodiscono lo scrigno con i semi delle danze potenziali.
Il momento presente dov’è? Intangibile, inafferrabile, appena lo cogli è già memoria. 
Ed ecco che tutto è già passato e tutto deve ancora verificarsi. Ed ecco la vita di sorgente!
Nel cielo, una nuvola e due gocce di pioggia sul mare. Un pensiero.”

Il Viaggio

 

Il viaggio… un movimento di contatto, conoscenza e apprendimento costante.

Il viaggio può essere interiore, composto da panorami di emozioni, sensazioni, pensieri. (La psicoterapia o la meditazione ne sono un chiaro esempio.) Può essere esteriore, passando attraverso il contatto con gli altri: corpi, menti, culture.

Il viaggio è metafora di esplorazione, coraggio e crescita nonostante le avversità. Viaggiare permette di conoscersi, confrontare, accogliere i propri limiti e quelli altrui, aprire la mente e il cuore, mettere in discussione, comprendere e farsi sorprendere.

Viaggiare permette di comprendere che la vita che conosciamo non è l’unica vita, il nostro modo di sentire e pensare non è l’unico al mondo e le nostre abitudini non sono necessariamente quelle “giuste” per noi. Permette, quindi, di espandere le nostre possibilità di scelta. Non possiamo scegliere ciò che non possiamo prima immaginare.

Non c’è viaggio “giusto” e viaggio “sbagliato”, c’è solo il nostro viaggio, che stiamo già percorrendo. In che modo desideriamo continuarlo? Bello o brutto che sia, ci permetterà comunque di imparare qualcosa in più su di noi e sul mondo, quindi di crescere.

Imparare a nutrire la nostra spinta naturale verso la crescita è la chiave per una vita felice. Non ci rimane che immaginare orizzonti dove prima vedevamo confini e… issare l’àncora!

 

 

(fotografia di Sara Tancredi – Spiaggia di Paje, Zanzibar – Tanzania)

Sulla pratica Mindfulness… parole di Carol Wilson della Insight Meditation Society

 

“Ho passato parecchi anni della mia pratica di meditazione in attesa del momento in cui, una volta per tutte, sarei approdata al risveglio. Pensavo che questo evento avrebbe avito luogo mentre ero immersa in uno stato di meditazione profonda, dopodiché il resto della mia vita sarebbe stata tutto una crociera. Ora, se noi consideriamo la pratica meditativa in questo modo, ossia la concepiamo come un insieme di attività (per esempio sedute formali e di meditazione camminata) culminanti in una esperienza specifica e idealizzata – l’illuminazione – dopo la quale la vita scorre libera e chiara, noi rischiamo di farci sfuggire l’essenza della pratica. Ed è poi facile che ci sentiamo scoraggiati e confusi se vediamo che la chiarezza e il potere dell’esperienza meditativa non si trasferiscono automaticamente nella nostra vita attiva. Per me fu un enorme sollievo sbarazzarmi di questa aspettativa non realistica.

Allorché noi ci rendiamo conto che la pratica meditativa più profonda è la coltivazione di un atteggiamento e non la ricerca di una esperienza speciale, allora tutta la nostra vita si apre e ogni attività può diventare veicolo di risveglio. La vita è fatta di momenti. La pratica di consapevolezza è semplicemente la coltivazione dell’abilità di incontrare qualunque cosa emerge di momento in momento con totale presenza e a cuore aperto.”

 

 

Testimonianze di un percorso di Mindfulness

 

“E’ possibile avere reali benefici nel percorso alla ricerca della consapevolezza. Ma sono stata sorpresa. Avevo sottovalutato la mia capacità di raggiungere dei risultati: grazie!”

 

“Pensavo sarebbe stato impossibile per una irruenta e indisciplinata come me fermarsi con mente e corpo per anche più di mezz’ora tutti i giorni e invece… miracoli della pratica mindfulness!! Grazie! 🙂 I miracoli esistono!”

 

“E’ stato un percorso molto sfidante, la pratica della consapevolezza è nella sua semplicità eccezionale. Mai dare nulla per scontato! Lo consiglio a tutti, come percorso di crescita personale “

 

“Scoprire l’importanza del respiro non è scontato, è una possibilità necessaria per dar voce al proprio benessere.”

 

“Outside, inside!”

 

“Il corso apre nuove prospettive, soluzioni che sono interne a noi ma a cui non era scontato pensare.”

 

“Sentirsi tenere la mano mentre si percorre la via verso la conoscenza di se stessi.”

 

“Sono davvero tanto felice e anche orgoglioso di aver conosciuto, grazie a questo percorso, un’àncora preziosa… la consapevolezza”

 

“Intenso davvero ma anche più facile da fare di quello che si possa pensare”

 

“Bellissima esperienza, ora sta a noi farla continuare.”

 

“Grazie grazie grazie questo corso è caduto a fagiolo con un periodo difficile difficile quindi grazie ancora”

 

🙂 Grazie a tutti i partecipanti per aver condiviso queste esperienze o per aver permesso ad altri di condividerle. 🙂

EMDR – Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari

 

Ho svolto recentemente una formazione in EMDR – dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing (Desensibilizzazione e Rielaborazione Attraverso i Movimenti Oculari), un approccio psicoterapeutico ideato dalla psicologa californiana Francine Shapiro e utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.

L’etimologia stessa della parola trauma deriva dal greco e vuol dire ferita. Il trauma psicologico, dunque, può essere definito come una ferita dell’anima, come qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive. Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita. Esistono i piccoli traumi o t, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa. Si possono includere in questa categoria eventi come un’umiliazione subita o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia. Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i traumi T, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, abusi, incidenti etc.

Non tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo, le risposte subito dopo uno di questi eventi possono essere moltissime e variare dal completo recupero e il ritorno a una vita normale in un breve periodo di tempo, fino alle reazioni più gravi, quelle che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico. In entrambe le tipologie di trauma, T o t, non sono state riscontrate a livello emotivo particolari differenze.

Come funziona? L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale alternata per trattare disturbi legati direttamente all’esperienza traumatica o stressante dal punto di vista emotivo.

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. Durante le sedute di EMDR si attivano entrambi i processi man mano che si procede con i movimenti oculari: la desensibilizzazione nei confronti del ricordo dell’evento traumatico e la sua rielaborazione a livello emotivo, cognitivo e corporeo.

Il lavoro con l’EMDR sfrutta il naturale sistema di elaborazione adattiva dell’informazione, ovvero la capacità innata di autoguarigione del cervello. In una condizione guidata e protetta, l’intervento si focalizza sul ricordo disturbante per riattivarne e completarne l’elaborazione interrotta. Il materiale bloccato, che era rimasto intrappolato in forma implicita in reti neurali a sé stanti, con l’aiuto della stimolazione bilaterale e, in qualche caso, con opportuni interventi di sostegno da parte del terapeuta, può essere, finalmente, esplorato e ricollegato al resto delle informazioni a disposizione del cervello. Questo collegamento, che permette alle reti neurali relative all’esperienza traumatica di utilizzare il patrimonio di memoria funzionale da cui erano rimaste isolate, riattiva l’elaborazione e i processi di integrazione. In questo modo, l’insieme delle convinzioni negative, delle emozioni e delle sensazioni corporee, che era rimasto in forma implicita nel cervello, è esplicitato, reso consapevole, fruibile e integrabile con l’intero sistema.

Attualmente sto integrando la metodologia EMDR nel mio approccio terapeutico di riferimento, che è quello sistemico relazionale, ampliandolo e completandolo. L’ampia ricerca esistente sull’EMDR mette in evidenza come il nostro sistema nervoso abbia la capacità di autoproteggersi ma anche di autocurarsi e può essere sostenuto e stimolato in questo. Non voglio affermare che questo metodo sia la panacea per tutti i mali del mondo ma allo stesso tempo credo che possa essere un metodo psicoterapeutico rapido e facilmente integrabile in altri tipi di percorso, in modo particolare quelli a mediazione corporea in cui si ha frequentemente l’emersione di ricordi traumatici attraverso la stimolazione di esperienze di consapevolezza sensoriale. Le memorie traumatiche implicite sono spesso risvegliate da questi tipi di percorso e l’integrazione con un lavoro psicoterapeutico con l’EMDR può aiutare a sostenere e facilitare il processo integrativo della persona nella direzione di un aumento del benessere e della qualità di vita.

Le risorse a cui ho attinto per descrivere il metodo sono www.emdr.it e un articolo scientifico di Isabel Fernandez e Gabriella Giovannozzi: “EMDR ed elaborazione adattiva dell’informazione. La psicoterapia come stimolazione dei processi psicologici autoriparativi”, Riv Psichiatr 2012;47(2 Suppl. 1):4S-7S.

 

Ricominciare il tran tran in equilibrio: come accelerare rallentando

 

Ritrovare un equilibrio alle porte della nuova stagione lavorativa non è una cosa semplice da fare.

Settembre significa per molti di noi il rientro dalle ferie estive. Per chi non avuto la possibilità di partire per un bel viaggio può significare il ricominciare a correre non avendo mai staccato realmente. Per chi è in cerca di lavoro significa ricominciare a sperare, tra effettive e reali possibilità oppure illusioni e delusioni. Che fatica!

Il mondo occupazionale e sociale ci chiede di accelerare (di nuovo) e molti di noi invece non vorrebbero altro che poter rientrare gradualmente e senza stress nella giungla lavorativa del nostro tempo. Da qui nasce questo piccolo prontuario per accelerare rallentando, cercando, per quello che ci è possibile, di ridurre al minimo lo stress che questo momento scatena.

Per prima cosa, di fronte all’ondata di richieste che provengono dall’esterno, l’invito è quello di fermarsi qualche minuto per riprendere contatto con noi stessi, con il respiro, con le sensazioni del corpo, fare una pausa quando è possibile.

Coltivare la consapevolezza significa anche ascoltare quando ciò che desideriamo non si allinea perfettamente con ciò che sentiamo che dovremmo fare, ciò quando i bisogni che abbiamo non si integrano con le richieste del mondo esterno. Se è così, pre prima cosa fermiamoci 3 minuti e ascoltiamo: come ci sentiamo? Di cosa avremmo bisogno in questo momento? Come potremmo rispettare il nostro bisogno senza compromettere il lavoro o i legami con le altre persone? Come potremmo trovare un equilibrio, in questo momento, nella giungla urbana?

Un altro invito è quello di cercare e contattare un conduttore di pratiche di consapevolezza, con una formazione seria, vicino a noi, e iniziare a coltivare sotto la guida esperta qualche esercizio da poter applicare in ogni momento della vita, a casa o al lavoro, in famiglia o al supermercato, per rallentare e tornare a contatto con se stessi ogni volta che sentiamo il bisogno di una nuova centratura.

I corsi di gruppo sono molto indicati, come il Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), perché permettono contemporaneamente la coltivazione di nuove amicizie e relazioni sociali salutari, nella calma e nell’assenza di richieste pressanti. In alternativa, anche un percorso individuale va benissimo. Al mondo sono moltissime le pratiche che portano consapevolezza nella vita quotidiana: yoga, meditazione, chi gong, mindfulness, ma attenzione alla serietà e alla professionalità degli insegnanti!

Coltiviamo relazioni nutrienti e salutari, con una o più persone, producendo l’intenzione di annaffiare queste relazioni periodicamente, senza lasciar appassire la pianta dell’amore e dell’amicizia. Se necessario, piantiamo nuovi semi!

Il denaro e il successo non sono tutto nella vita e, anche se sono importanti, se diventano totalizzanti possono creare gravi danni alla salute, alle relazioni affettive, ai rapporti con i figli e alle amicizie.

Coltiviamo hobbies e letture salutari e nutrienti, in altre parole, coltiviamo periodicamente un buon rapporto con noi stessi e con ciò che amiamo fare.

Portiamo consapevolezza in ciò che mangiamo e beviamo: i cibi sani naturali aumentano la vitalità, mentre i cibi spazzatura la diminuiscono.

Se necessario, possiamo consultare uno psicologo o uno psichiatra, ma facciamolo PRIMA di assumere psicofarmaci per lo stress! I farmaci possono aiutare solo in certe situazioni e non sono la panacea per tutto! Il modo più efficace per sentirci meglio e ridurre lo stress è renderci sempre più consapevoli di noi stessi e della nostra vita, coltivando il nostro equilibrio un po’ tutti i giorni!

La parola che invito a coltivare quest’autunno sarà: equilibrio.

 

In Lak’ ech

 

(Illustrazione di Claudia Tremblay)

 

Conclusione Corso di Mindfulness a Scandiano

Ieri abbiamo concluso un percorso di Mindfulness per la Riduzione dello Stress a Scandiano grazie all’impegno e alla curiosità del Centro Epoché. Al corso hanno partecipato molti psicoterapeuti che lavorano sia in ambito privato che pubblico, ed essendo anch’io una professionista del settore, mi sento di condividere alcune riflessioni sgorgate ieri sera dalla scrittura:

 

Non è semplice “essere” quando si è abituati a “fare” in automatico,

non è facile affidarsi alla terra delle sensazioni quando si è abituati a volare nel cielo del ragionamento,
non è facile praticare da soli quando si è abituati a praticare in gruppo,
non è facile spogliarsi di un ruolo quando si è abituati ad “essere” quel ruolo,
non è facile fermarsi quando si è abituati a correre.

Ma una pausa di respiro è necessaria:
per ritrovarci,
per integrare le varie parti che ci compongono,
per essere, accogliendo sensazioni, preferenze, emozioni, sentimenti, pensieri,
per diventare sempre più pienamente esseri umani.

“La pioggia mi disseta,
il sole mi riscalda,
il vento mi muove,
la luna mi fa mutare,
la luce mi nutre,
la consapevolezza mi permette di essere pienamente chi sono.”

 

Grazie alla collega Susan e ad ogni singolo partecipante.

Sara Tancredi

 

Il Progetto Albero – un piccolo gesto concreto di consapevolezza

Ieri sera a Reggio Emilia si è conclusa la sesta edizione del Percorso per la Riduzione dello Stress Basato sulla Coltivazione della Consapevolezza (Mindfulness Based Stress Reduction).

Mindfulness Reggio Emilia, in collaborazione con Il Respiro della Vita, ha scelto di allargare l’attenzione consapevole propria della mindfulness, dalle persone all’ambiente in cui vivono, con il Progetto Albero. Ogni partecipante ha scelto un piccolo albero da piantare e curare come simbolo della cura e dell’attenzione che ha posto nella propria pratica per la riduzione dello stress durante i due mesi di percorso. Nella terra depositiamo il seme, dal seme sorge un germoglio e dal germoglio un possente albero, che possiamo prima curare per poi riposare all’ombra dei suoi rami e respirare, grazie all’ossigeno che libera nell’aria.

La consapevolezza di noi stessi non è separata dalla consapevolezza dell’ambiente che ci circonda, gli alberi ci permettono di respirare.

Un ringraziamento speciale a tutti i partecipanti, alla collega Susan e alle Guardie Giurate Ecologiche Volontarie che sono state un’oasi di disponibilità, collaborazione e soprattutto… di alberi!

La meditazione è la capacità di coltivare tutto quello che emerge senza batter ciglio, consapevolmente e con tutto il cuore.” Jon Kabat-Zinn

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La consapevolezza del vero sé

 

Esiste un contatto a cui possiamo abbandonarci,

esiste un momento in cui possiamo percepire noi stessi, con autenticità,

esiste un ascolto profondo che coglie dove siamo e dove possiamo andare.

 

Esistono azioni attraverso le quali l’intenzione può diventare realtà, in modo coerente.

Esiste un mondo esterno in cui poter condividere,

esiste un mondo interno in cui poter accogliere.

 

Esiste una terra nella mente, che è il corpo,

esiste un cielo nel corpo, che è la mente,

esiste una danza della vita tra cielo e terra, tra corpo e mente.

 

Esiste una danza fondamentale della vita: la creatività.

Esistono la vitalità, la curiosità e la generosità verso le esperienze di esseri umani,

esiste un mondo in cui possiamo essere tutti cullati dallo stesso battito.

 

IL TUFFO – piccolo testo autobiografico

 

A volte la corrente è così forte che mi chiedo:

“La donna riemersa alla fine della rapida, a valle,

è la stessa che temeva di tuffarsi, a monte, nel torrente?”

Sono piccoli e veloci momenti discreti di coscienza,

che impetuosamente zampillano e cadono.

Rinfrescano le mie speranze, alla sera.

Ombre di rami secchi nell’acqua,

zone scure nella coscienza vengono risvegliate dall’impetuosità dello scorrere.

A valle, una sola domanda:

“Io?”

Cicli – poesia

Piange il cuore del viaggiatore senza confini,

piange l’animo sensibile di fronte al distacco.

Paura di essere mortali, fallibili, così fragili.

Come neonati in fasce ci lamentiamo della vita,

scalciamo per non nascere e scalciamo per non morire.

Un continuo turbinio di energia cosciente.

Ci opponiamo al flusso anziché imparare da esso.

Quel flusso è la vita, è la morte, siamo noi.

Scorrono lacrime negli occhi di fronte al distacco.

Gioisce il cuore danzando nell’incontro.

Le lacrime sono nutrimento per il cuore,

così come la gioia rischiara lo sguardo nella nebbia.

Basta lottare. Forse siamo qui, semplicemente,

per ascoltare la pioggia nel cuore e ammirare la luce negli occhi.

L’invito all’ascolto della vita

Non mi interessa cosa fai per guadagnarti da vivere, voglio sapere cosa desideri ardentemente e se osi soddisfare l’anelito del tuo cuore.

Non mi interessa la tua eta’, voglio sapere se rischierai di passare per pazzo nel nome dell’amore,per i tuoi sogni,per l’avventura di essere vivo.

Non mi interessa in quale pianeta hai la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,se i tradimenti della vita ti hanno aperto o se ti sei ritirato e chiuso per paura di nuove sofferenze.

Voglio sapere se puoi stare col dolore,il tuo e il mio,senza fare niente per nasconderlo,o dissolverlo o manipolarlo.

Voglio sapere se puoi stare con la gioia,la mia o la tua, se puoi danzare selvaggiamente e l’asciare che l’estasi ti riempia dalla testa ai piedi senza ammonirci di essere cauti,o realistici,o ricordare i limiti dell’essere umano.

Non mi interessa se la storia che mi racconti e’ vera, voglio sapere se tu puoi deludere qualcuno per essere vero con te stesso,se puoi sopportare l’accusa di tradimento e non tradire la tua anima, se puoi essere senza fede quindi degno di fiducia.

Voglio sapere se puoi vedere la bellezza, anche quando non e’ graziosa,ogni giorno, e se puoi attingere la tua stessa vita dalla sua presenza.

Voglio sapere se puoi vivere nell’insuccesso,il tuo e’ il mio,e tuttavia stare sulla riva del lago e urlare alla luna “SI”.

Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai, voglio sapere se puoi alzarti,dopo una notte di dolore e disperazione,sfinito e dolente, e fare cio’ che va fatto per dar da mangiare ai bambini.

Non mi interessa sapere chi conosci o come sei arrivato ad essere qui, voglio sapere se puoi stare in mezzo alle fiamme con me e non fuggire.

Non mi interessa dove,cosa o con chi hai studiato, voglio sapere che cosa ti sostiene interiormente, quando intorno tutto crolla.

Voglio sapere se puoi essere solo con te stesso e se veramente ami la compagnia che hai nei momenti di vuoto.

 

(tratto da un testo di Oriah Mountain Dreamer)